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Identità

Identità (63)

di Franca Guerreri* “Mit Zeit”, col tempo; “Ich hof”, io spero; “Merito et tempore”…, oggi si direbbe “il tempo è galantuomo”. Nell’elaborare un progetto di regno italico, unici in questo tra le famiglie potenti della loro epoca, i Visconti-Sforza s’appellarono alla “giustizia” del tempo, giustizia che come vedremo non venne loro riconosciuta. Fu un cammino, il loro, tormentato dall’ansia di legittimazione da parte dell’autorità imperiale e dal desiderio di apparire ai sudditi delle terre conquistate come inviati dalla Provvidenza per compiere dei disegni divini. I risultati furono effimeri. Le loro imprese araldiche rappresentano delle vere tappe che esprimono di volta in volta le speranze di ritorno dall’esilio, il riscatto da un passato umiliante, l’orgoglio per aver costituito un regno a carattere ereditario in cui esisteranno solo pace e prosperità.
di Giovanni Balducci* Perché il 25 dicembre. La data di nascita di Gesù non è riportata nei Vangeli, perciò fin dai primi secoli i cristiani si preoccuparono di stabilirne il giorno esatto, fissando date diverse, ingenerando così una certa confusione, tanto che il teologo Clemente Alessandrino ebbe a dire in un suo scritto: «Non si contentano di sapere in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno» (Stromata, I,21,146). Per risolvere la vexata quaestio, Papa Giulio I nel 337 d.C. stabilì la ricorrenza della Natività, il giorno 25 dicembre, in quanto, in tale data, i romani già festeggiavano il Dies natalis Solis invicti, cioè il giorno di nascita del dio solare Mithra.
Per poco che si possa dire dell’Insubria è che si tratta di una terra di confine, fra Piemonte, Lombardia, Svizzera e Italia. Per Ugo Foscolo, l’Insubria era la Lombardia tutta, giacché le “insubri nepoti” erano tutte le donne lombarde, che avrebbero venerato per generazioni l’amica risanata. Altri utilizzano il termine per indicare la zona geografica che va dal Po ai laghi alpini, altri ancora l’intera area settentrionale. Il nome deriva ovviamente dagli insubri, i primi fondatori di Milano, secondo Tito Livio. In realtà, si tratta di una regione dell’area italica che ha una particolarità assai forte: gli abitanti meno fortunati (la maggioranza) vivono sotto un governo e gli altri sotto la Confederazione elvetica. Il Ticino non è perfetto, ma indica, almeno transitoriamente, il “dover essere” di ogni parte dell’Insubria: gabinetti puliti, giardini ordinati, la propensione della popolazione ad arricchirsi con il civile commercio e il proprio lavoro, insomma quel vivere…
Oggi, 7 dicembre, è la festività del santo Patrono di Milano Ambrogio e quest’anno lo ricordiamo con una riflessione che prende origine dalla visita a Milano, nel 2012, di Papa Benedetto XVI. Ratzinger ha parlato ai politici degli insegnamenti del santo Patrono: laicità, giustizia, amore per la libertà. Ma da dove nasce un pensiero che era all'avanguardia già nel IV secolo, ed oggi è ancora così attuale? di Luca Fiore* Era un uomo di grande coraggio. E, se era necessario, non guardava in faccia a nessuno. Neanche all’imperatore. Al quale, pur nel rispetto che gli si doveva, sapeva dire di no. Come quella volta che fermò Teodosio davanti all’entrata della chiesa chiedendogli il pentimento per le sue mancanze di cristiano.
Al momento del crollo del governo francese sul ducato di Milano, nel 1512, i Grigioni occuparono militarmente la Valtellina, i contadi di Bormio e Chiavenna, e le tre pievi dell'Alto Lario (Dongo, Gravedona, Sorico), ma tardarono quasi tre anni a dare alle terre occupate un governo stabile ed efficiente. Dal 1515 la dieta di Ilanz provvide a nominare il primo governatore stabile. Durante il loro dominio su Valtellina e contadi, protrattosi fino al 1797, pur con la grave interruzione compresa tra la rivolta antiprotestante del 1620 e il capitolato di Milano del 1639, le tre leghe inviarono ordinariamente sei funzionari (Amleute) o ufficiali per il governo della Valtellina: un governatore o capitano generale e un vicario con residenza a Sondrio, che svolgeva le funzioni di giudice criminale, e quattro podestà, una per ciascuna delle giurisdizioni di Tirano Teglio, Morbegno, Traona. Fino al 1603 tali funzionari vennero eletti dalla dieta federale…
di Elena Percivaldi* L’Università degli Studi di Milano diventa un museo a cielo aperto: un percorso di visita permanente, in italiano e in inglese, guiderà i visitatori alla riscoperta della Ca’ Granda, l’antico Ospedale Maggiore di Milano. Che così torna patrimonio di tutti, milanesi e non. Con tutti i suoi segreti. Il percorso, presentato nei giorni scorsi e curato da Francesca Vaglienti, docente di Storia Medievale al Dipartimento di Studi storici della Statale, è costituito da undici paline espositive permanenti, in italiano e inglese, che guideranno il pubblico alla riscoperta della storia e della destinazione originaria del Cortile d’Onore, del Cortile delle Balie, di quello della Ghiacciaia, della Legnaia, della Farmacia, dei Bagni, fino al Porticato di Giurisprudenza, alla Sala Crociera, oltre che alla Cripta della chiesa della SS. Annunciata.
di Roberta Scorranese* La sensazione dominante, una volta varcata la storica entrata in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, è quella di un libro che non finisce mai. Che non si ferma alle copertine, agli scaffali o alle sezioni: nella nuova Rizzoli Galleria, che riapre al pubblico da martedì 4 novembre, il libro è un oggetto diffuso, allargato. Che continua come una unica narrazione nel cucire il piano interrato con il piano terra ed il primo; ieri con l'oggi; la tradizione ed una visionarietà proiettata in avanti. Perché il Salotto di Milano, come lo chiamano dalla nascita, nel 1949, riparte completamente ripensato dopo quasi quattro mesi di cantieri. E riparte dai libri: niente bar né food-corner, niente odore di caffè e tintinnio di stoviglie mentre si sfoglia l’ultimo romanzo di Donna Tartt. Piuttosto, la complicità del libraio (18 persone in tutto), che qui si ritaglia un ruolo importantissimo. 
  Il pensiero filosofico lombardo del ventesimo secolo trova casa a Varese: la maggiore collezione a livello nazionale di Archivi filosofici e Biblioteche d'Autore di alcuni tra i più eminenti pensatori della tradizione filosofica, storica e letteraria italiana e lombarda è, infatti, custodita nella nuova sede del Centro Internazionale Insubrico “Carlo Cattaneo” e “Giulio Preti”, nella sede del Campus universitario dell'Università degli Studi dell'Insubria, nel rione di Bizzozero. Oltre diecimila volumi ed una quindicina di archivi filosofici, storici e letterari rappresentano, infatti, il patrimonio di eccellenza del Centro.  Gli ultimi, in ordine cronologico pervenuti, sono: l'Archivio Storico dei territori del Lago di Varese (di grandissimo interesse locale varesino), nonché l'Archivio e la Biblioteca della nota poetessa Antonia Pozzi (Milano 1912-1938) che ricomprendente tutti i suoi manoscritti autografi, le lettere e i quaderni, unitamente a tutta la sua Biblioteca. 
Nella prima metà dell’Ottocento era molto sentita ovunque negli Stati della penisola italiana la preoccupazione per la conservazione dei documenti e delle memorie storiche e per la pubblicazione delle fonti: per primo il re di Sardegna Carlo Alberto creò nel 1833 un apposito organismo di natura statale, la Regia Deputazione sovra gli Studi di Storia Patria. Così in molte città italiane: non così invece in Lombardia, dove la cura istituzionale degli studi venne mantenuta, dopo la guerra del 1859, dalla Deputazione piemontese. L’élite culturale lombarda visse con crescente disagio questa situazione e alla fine del 1873, Cesare Cantù, allora direttore dell’Archivio di Stato di Milano, lanciò la proposta della fondazione di una Società per lo studio della storia lombarda. A lui si unirono, in una dichiarazione formale, dodici soci: Girolamo d’Adda, Matteo Benvenuti, Bernardino Biondelli, Carlo Casati, Giuseppe Greppi, Carlo Morbio, Damiano Muoni, Ettore Ponti, Angelo Porro, Giulio Porro Lambertenghi,…

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