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Cultura d'impresa

Cultura d'impresa (38)

Milano è oggi la indiscussa capitale finanziaria e bancaria del Sud Europa, nella city meneghina hanno il quartier generale alcune delle principali banche italiane e le maggiori banche internazionali presenti in Italia sono concentrate all’ombra della Madonnina. Per non parlare delle istituzioni che si occupano dei servizi finanziari più disparati e delle attività di merchant banking, anche queste in gran parte sviluppatesi nel tempo soprattutto a Milano. Ma la notorietà della piazza affonda nella notte dei tempi. Prima della nascita delle banche vere e proprie, così come le conosciamo oggi, avvenuta intorno al XV secolo e dopo la ripresa economica dell’anno mille, il sostegno alle attività imprenditoriali era in gran parte affare di chi praticava sistematicamente usura. E tra le principali categorie dedite a questa forma di prestiti di denaro, il cosiddetto “abominevole guadagno”, c’erano appunto anche i banchieri “lombardi”, ovvero i prestatori dell’Italia settentrionale di allora. I banchieri “lombardi”…
Effettivamente, dalla torretta con cupola astronomica della Villa Toeplitz di Sant' Ambrogio Olona negli immediati dintorni di Varese, in direzione del Monte Generoso si sarebbe anche potuto comunicare con la Svizzera mediante segnalazioni ottiche. Di li' , poi, per Lugano, sarebbe stato facile immaginare un flusso di messaggi fin nel cuore degli Imperi Centrali. Questa storia, che faceva di Giuseppe Toeplitz, "padrone" della Banca Commerciale, addirittura una "spia dei tedeschi" durante la prima guerra mondiale, per quanto inverosimile l'avevo sentita da bambino. Tanto durava da quelle parti, anche dopo la sua morte proprio in quella villa nel 1938, l'eco delle violente campagne della stampa nazionalista ed interventista, sostenute da alcuni gruppi industriali, contro la Banca, per le origini tedesche dell'Istituto e per la presenza ai suoi vertici di elementi di origine germanica. Sebbene cittadino italiano dal 1912, lo "straniero" Toeplitz, polacco, cugino di Otto Joel, uno dei due fondatori nel…
Il villaggio di Crespi d’Adda, in provincia di Bergamo in Lombardia, racconta di un villaggio ideale del lavoro: un piccolo feudo dove il castello del padrone era simbolo sia dell’autorità che della benevolenza, verso i lavoratori e le loro famiglie. Sito UNESCO, il Villaggio operaio di Crespi d’Adda rappresenta la più importante testimonianza in Italia del fenomeno dei villaggi operai e, insieme al Villaggio Leumann, alla città di Schio, è uno dei più mirabili esempi di archeologia industriale in Italia. L’UNESCO ha accolto nel 1995, Crespi d’Adda nella Lista del Patrimonio Mondiale Protetto in quanto “Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa”. Crespi d’Adda: un luogo fuori dal tempo Crespi d’Adda è una città dove bisogna orientarsi non con un libro o una mappa, ma con lo stesso camminare a piedi, con la vista, l’abitudine e l’esperienza. Qui, spazio, tempo e architettura sono un…
Su richiesta e segnalazione di alcuni appassionati lettori e cultori di storia industriale, pubblichiamo il pregevole breve saggio del prof. Francesco Forte sulla figura di Enrico Dell’Acqua, bustocco d'adozione, pioniere dell’industria tessile cotoniera italiana. Un testo tratto dal sito del Comune di Busto Arsizio (*), dal titolo emblematico, quello di un libro di Luigi Einaudi sull’argomento, molto lungo per le caratteristiche del nostro giornale, ben scritto da Forte, bustocco anche lui, figura importante di accademico, ministro e politico negli anni 80 del novecento. Ne vale la pena per ricordare questo importantissimo imprenditore, da leggere tutto d’un fiato e con un pizzico di nostalgia (n.d.r.). Luigi Einaudi venticinquenne scrisse  il libro su  Enrico dell’Acqua  “Un Principe mercante”, in polemica con l’economista e banchiere inglese Walter Bagehot che negava che potessero ancora esistere in quell’epoca, figure di imprenditori, come quelle italiane del rinascimento [1]. In questa idealizzazione einaudiana vi è un messaggio di politica…
Tutto succede nella fabbrica del Miracolo economico. Da qui si riparte. Dallo stabilimento della Giulia e della Giulietta Sprint. Qui sembrano assumere un profilo sempre più nitido le tre M: Milano, manifattura, macchine. In giro – nella pancia prima che nella testa degli italiani – non ci sarà la forza tellurica, felice e quasi cieca, degli anni Cinquanta e Sessanta. Ma, di certo, qui percepisci l'energia nervosa trattenuta, che diventa tensione progettuale silenziosa e coriacea, dei progettisti che – accolti sul palco con gli occhi brillanti da Sergio Marchionne e da John Elkann – si sciolgono sorridendo come bambini dopo che è stata presentata la Giulia. La “loro” Giulia, il perno dei cinque miliardi di euro di investimenti per la ricostruzione e il rilancio dell'Alfa Romeo che rappresenta anche un nuovo modo di concepire la tecnologia e la manifattura, la creatività e l'estetica: Marchionne li chiama gli Skunks, in ricordo…
Già, quando Milano aveva i banchieri. Parliamo dei primi tre quarti del secolo scorso ovviamente e in quel contesto storico, sociale ed economico, una delle figure che viene in mente immediatamente è Raffaele Mattioli, il cui nome è stato legato per tanti anni alle sorti della Banca Commerciale. Fu un grande banchiere, e fu un grande uomo, raffinato umanista, profondamente colto e curioso, ma anche scaltro e abile manovratore dei destini economici dell'Italia del dopoguerra. Il quotidiano "Le Monde" lo definì "Le plus grand banquier italien dépuis Laurent de Medici". Ed è la verità. Raffaele Mattioli ha segnato profondamente la storia della finanza italiana, allora ancora distaccata e autonoma dal potere politico e, con la sua morte, il 27 luglio 1973 si è veramente conclusa un'epoca destinata a non ripetersi mai più. Di lui, Raffaele Mattioli, per trent'anni presidente della Comit, si è parlato molto ma si è scritto poco. Giancarlo…
In Brianza, si producono mobili da circa due secoli. Lo stimolo iniziale fu costituito dalla diffusione delle prime dimore della borghesia milanese, il cui arredamento richiedeva mobili in stile di alta qualità e dalla costruzione della Villa Reale a Monza. L’industria, fino alla Seconda guerra mondiale aveva una connotazione prettamente artigianale: solo in seguito si avviò una industrializzazione dei processi produttivi. Alla produzione artigianale del mobilio si affiancarono in via collaterale un complesso di altre attività: l’intaglio, l’intarsio, la lucidatura, la laccatura, la doratura, l’imbottito, la lavorazione del metallo, dei marmi, dei vetri e dei cristalli; nonché imprese commerciali dedite alla vendita di materie prime, di ferramenta e ottonami, di tessuti. Il territorio diede vita ad una “area sistema” integrata e diversificata per l’arredamento, dove le relazioni intersettoriali e infra-settoriali costituivano la regola. Un reticolo di piccolissime imprese collegate fra loro da relazioni di interdipendenza e complementarità. Il distretto ha…
La Breda viene fondata nel 1886 e apre i suoi stabilimenti nel 1903 a Sesto San Giovanni (MI). Dall’iniziale produzione di locomotive a vapore (di cui si può vedere un esemplare del 1906 esposto all’interno del Parco archeologico industriale ex Breda) l’attività si estende in seguito alla fabbricazione di treni elettrici, materiale bellico, aerei e componenti per l'industria nucleare. Tra i prodotti più famosi i tram gialli che ancora circolano per Milano, il treno Settebello e i primii convogli della metropolitana milanese. Azienda-chiave nello sforzo bellico italiano, gli stabilimenti della Breda sono tra quelli maggiormente coinvolti nell’ondata di scioperi che precedono e seguono la caduta del governo Mussolini nel 1943. Al crollo del fascismo si introduce l'occupazione nazista, ostacolata dai Gap (Gruppi di azione patriottica) che si formano e riuniscono nelle fabbriche. Si susseguono arresti, deportazioni, fucilazioni e atti di sabotaggio e guerriglia. Il 28 aprile 1945 gli alleati entrano a Sesto San Giovanni. La città viene insignita il 18…
Per quattro generazioni la famiglia Caproni, nel cuore della Pianura Padana, ha rappresentato il sogno di aerei sempre più belli e veloci, lasciando una pagina indelebile nella storia delle due guerre mondiali e anche del secondo dopoguerra italiano. Tutto iniziò alla fine dell’Ottocento, nell’Italia appena unita, quando Giovanni Battista Caproni, nato in Trentino Alto Adige, allora sotto la dominazione austriaca, da una famiglia piccola borghese, si recò in Francia e Germania per studiare le ultime innovazioni tecnologiche. Nel 1908. quando i fratelli Wright fecero volare il primo aereo della storia, il ragazzo cominciò a maturare l’idea di progettare il primo aereo a motore italiano, e fondò una piccola azienda presso Cascina Malpensa, vicino al borgo di Somma Lombardo, in provincia di Varese. Il primo prototipo di aereo a motore Caproni, il Ca 1, si alzò in volo il 27 maggio del 1910, ma non riuscì a compiere che pochi metri.…
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