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Arte e creatività

Arte e creatività (61)

Era una bella giornata d’aprile. Partimmo da Monza la mattina molto presto, diretti al Sacro Monte di Varese: uno sparuto gruppo di insegnanti alla testa di un manipolo di studenti, le terze dell’Istituto Statale d’Arte sperimentale. Anno 1985. Insegnare ci piaceva. Eravamo giovani e pieni di entusiasmo. Abbiamo sempre amato il corpo a corpo con la conoscenza, sorretto dalla volontà di trasmetterla. Ne facevamo tante di gite a quel tempo. Le chiamavamo escursioni didattiche perché si trattava di vere e proprie ricognizioni interdisciplinari sul campo di quanto affrontato in classe. E così il pullman che ci portava alla meta si trasformava in aula viaggiante, come ci aveva insegnato Silvestrini, il nostro nume tutelare, il leader morale e culturale, l’anima della nostra scuola. C’erano: Marco, che insegnava Storia del Pensiero Scientifico; Letizia, Architettura; Liliana, Matematica e Fisica; Paolo, Geometria Descrittiva e Proiettiva e io, Storia dell’Arte. Ciascuno di noi aveva contribuito…
Sono trascorsi cinquant’anni dalla morte di Alberto Giacometti, il grande artista svizzero della Val Bregaglia nel Cantone Grigioni a pochi chilometri dalla lombarda Chiavenna. Pubblichiamo, per ricordarlo, una conversazione con Jean-Marie Drot, trascrizione dal film Giacometti un homme parmi les autres trasmesso il 12 novembre 1963, realizzato da Jean-Marie Drot, pubblicata sul numero 11 della collana «Riga» a lui dedicato (a cura di Marco Belpoliti e Elio Grazioli, 1997). Traduzione di Elio Grazioli. Fonte: doppiozero.com. Giacometti, entrando nel suo atelier si è al tempo stesso infastiditi e rassicurati. Si teme di disturbarla. Si sente chiaramente che è lo studio di qualcuno che si nasconde un po’. E poi, rassicurati, perché dato che lei continua a lavorare anche in nostra presenza, allora questo un po’ rassicura. Io non mi nascondo; non mi nascondo in particolare, no, ma per quel che riguarda il lavorare in vostra presenza, ne approfitto, e mi serve tanto…
Renzo Dionigi ci regala un altro prezioso e rigoroso studio che riguarda l’arte e la storia locale della nostra Insubria. Quando pensiamo a Dionigi, immediatamente ci viene in mente la sua lunga carriera di chirurgo di fama internazionale a Varese, nonché la cattedra di chirurgia generale da lui tenuta all’università dell’Insubria di cui è stato anche per tanto tempo magnifico rettore. Il coltissimo professore ha però curato nel tempo altri interessi di tipo culturale e storico legati al territorio insubrico. Come non ricordare per esempio il poderoso “Insubres et Insubria nella cartografia antica”, di cui abbiamo scritto ampiamente anche su questo giornale. L’ultima fatica è dedicata ad una “nicchia”, al caso dell’antica chiesa di San Michele di Palagnedra, un piccolo centro delle Centovalli nell’odierno territorio del Canton Ticino, a pochi chilometri da Locarno e dal Lago Maggiore. “Gli affreschi di Antonio da Tradate in San Michele a Palagnedra” è una…
Jean Baudrillard scriveva: “Si colleziona sempre il proprio io”. Attraverso le opere, raccolte nel tempo da Giuseppe Panza di Biumo, è infatti possibile ricostruire limpidamente la sua personalità. Era nato, nel 1923, da una famiglia dell’alta borghesia milanese: il padre era abilissimo negli affari mentre la madre e la zia amavano dipingere. “Il mio interesse per l’arte risale al 1936, quando ero un ragazzo e mi divertivo a guardare le illustrazioni d’arte sull’Enciclopedia Treccani e a indovinare, coprendo le didascalie, autore e scuola. Questo lo facevo sull’antico, ma già a quei tempi mi interessavo d’arte contemporanea che era rappresentata da Braque, Picasso, Sironi e Morandi.” Laureatosi in giurisprudenza, mirava ad ampliare, costantemente, le proprie conoscenze in ogni disciplina, amava Leopardi, Montale, Ungaretti, i romantici inglesi: “poeti che affondavano le loro emozioni nella natura”. Nella Villa settecentesca di Biumo, a Varese, ritrovava una rappresentazione del loro mondo ideale: “Era un luogo…
"... verrà tempo di migliore età che la nostra, che gli uomini si recheranno a visitare la casa di questo grande italiano, come luogo sacro..." (N. Tommaseo) E’ stata riaperta al pubblico recentemente la casa di Alessandro Manzoni, dopo i lavori per il restauro conservativo e la riqualificazione, interamente sostenuti da Intesa Sanpaolo e resi possibili grazie alla convenzione tra la banca e la Fondazione Centro Nazionale Studi Manzoniani. Il recupero della Casa del Manzoni si è articolato in una serie di interventi riguardanti sia la ristrutturazione dell’edificio, sulla base di un progetto elaborato dallo Studio De Lucchi finalizzato a migliorare la funzionalità degli spazi in vista di un loro differenziato utilizzo, sia una rinnovata programmazione dell’offerta. Sono state quindi elaborate nuove strategie di valorizzazione, strettamente legate all’obiettivo statutario della Fondazione – ovvero lo studio e l’approfondimento dell’opera del grande scrittore – ma anche aperte alla partecipazione della città. L’allestimento…
Una sera come tante ti capita di andare a cenare da un imprenditore brianzolo, un amico che non vedevi da tempo e che hai incrociato casualmente in un convegno sulle rive del Lario. Ho accettato l’invito un po’ per cortesia ed un po’ per interesse, mi attirano molto le sue attività, comunque parto sempre dall’idea che con le persone intelligenti salta sempre fuori qualcosa di buono, tempo speso bene. Durante l’aperitivo in un noto locale vista lago sento che telefona alla moglie per anticiparle il mio arrivo e per darle indicazioni organizzative sulla serata. Mi incuriosisce una frase: sistema lo studio, fai ordine, chiama magari la Joyce, la colf, ho immaginato, per farti dare una mano. Mi spiega subito: ti faccio vedere lo studio, culla dei miei interessi culturali e artistici. Meno male mi sono detto, questa sera non voglio parlare di lavoro, anche se lo scopo recondito è farmelo…
Si inaugura il prossimo 12 settembre a Lugano, con tre fine settimana di festeggiamenti, l’atteso LAC Lugano Arte e Cultura: il nuovo centro culturale dedicato alle arti visive, alla musica e alle arti sceniche, che si candida a diventare uno dei punti di riferimento culturali della Svizzera, con l’intento di valorizzare un’ampia offerta artistica e esprimere l’identità di Lugano quale crocevia culturale fra il nord e il sud dell’Europa. All’interno della suggestiva struttura architettonica affacciata sul lago, troverà spazio una ricca programmazione di mostre e eventi, stagioni musicali, rassegne di teatro e danza, insieme a una varietà di iniziative culturali e a un ampio programma di attività per i giovani e le famiglie. Al LAC avrà infatti sede il costituendo Museo d’Arte della Svizzera italiana, nato dall’unione tra il Museo cantonale d’Arte e il Museo d’Arte della Città di Lugano. I suoi tre piani espositivi ospiteranno la Collezione permanente della…
Approdato nel vicino Canton Ticino, Giuseppe Prezzolini, oramai anziano ma sempre vitalissimo, ebbe ad allacciare una qualche particolare forma di intimità con Piero Chiara il quale, avendolo conosciuto nel 1968 – era stato l’editore Vanni Scheiwiller a provocare l’approccio – di tanto in tanto, amava incontrarlo. Raramente invitato nella casa di via Motta a Lugano, a Piero risultava più facile la frequentazione dell’eccentrico nuovo amico nelle occasioni in cui il grande esiliato volontario (aveva ripudiato una seconda volta l’Italia, diceva, per colpa delle poste che non funzionavano come si conviene ad un Paese civile) si recava per pranzare, passeggero sull’auto guidata dalla moglie, in una trattoria a buon mercato nel luinese. Illuminante, sia per conoscere un po’ meglio il caratteraccio di Prezzolini che per comprendere la ragioni della ricerca da parte di Chiara di quegli abboccamenti, quanto Piero scrisse al riguardo nel 1982: “Lo trovavo dal Pelandella, a Runo, una…
Luciano Giaccari, recentemente scomparso, lo conobbi tantissimi anni nel suo studio di notaio a Varese in occasione del trasferimento di proprietà di una autovettura. Pratica espletata in pochi minuti in quella bella e originale sala riunioni sul “ponte” di via Del Cairo. Uno studio notarile diverso dai soliti uffici arredati tra l’anonimo e il tetro come di solito capita di vedere nell’ambito di quella categoria di professionisti. C’erano invece tante fotografie, video sparpagliati qua e là, giornali. Sembrava di essere nell’anticamera dell’atelier di un artista. Sapevo genericamente delle sue attività extralavorative, ma non conoscevo in realtà nulla dei suoi lavori. Gli chiesi con curiosità quindi lumi sul suo “hobby”. Mi rispose seccamente che il suo hobby al limite era fare il notaio, lui in realtà faceva videoarte. Non sono sicuro se mi disse esattamente il termine videoarte, fu quella l’idea che mi feci quel giorno anche se la videoarte era per…
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