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Consiglio federale: Norman Gobbi non ce l'ha fatta

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Non arriva dalla capitale elvetica la notizia che tutti a sud del San Gottardo aspettavano. L'Assemblea federale a Berna ha questa mattina rieletto o eletto i componenti del Consiglio federale e, dopo le conferme scontate di tutti gli uscenti non è arrivata l’elezione per il ticinese Norman Gobbi, in quota UDC, in realtà come sappiamo noto leader della Lega dei Ticinesi. Nella elezione per sostituire Eveline Widmer-Schlumpf (PBD/GR), che ha deciso di non ripresentarsi, l'UDC aveva presentato tre candidati: i consiglieri nazionali Thomas Aeschi (ZG) e Guy Parmelin (VD), nonché appunto il consigliere di Stato ticinese Norman Gobbi. Una corsa tutta all’interno della formazione politica democentrista con innesto leghista perché nessun altro partito aveva rivendicato il seggio lasciato libero dalla grigionese Widmer-Schlumpf. Un ticinese, che sarebbe stato l'ottavo nella storia della massima istituzione svizzera, non fa quindi  il suo ingresso in Consiglio federale dopo oltre 16 anni, dai tempi del popolare-democratico Flavio Cotti che rimase a Berna dal 1986 fino appunto al 1999. Per la cronaca, la vittoria è andata a Guy Parmelin. Per il Ticino, tutto rimandato alla prossima scadenza, sperando che sia la volta buona. Ricordiamo che il Consiglio federale svizzero è l'organo esecutivo del governo della Confederazione Elvetica e come tale rappresenta la più alta autorità del paese. È composto da sette membri, detti consiglieri federali, eletti ogni quattro anni dall'Assemblea federale.

Le mie non certo assidue frequentazioni del mondo politico svizzero annoverano però due importanti eccezioni: ho conosciuto molto bene Flavio Cotti proprio nel periodo in cui era a Berna e conosco altrettanto bene Norman Gobbi. Due profili completamente diversi. La politica dei leghisti ticinesi non è molto vicina alle posizioni difese e promosse da La Bissa e tanti sono stati i contrasti nel recente passato, anche se ci accomunano radici ideali e forte sensibilità insubrica. E non è poco. Sono siceramente dispiaciuto per questa bocciatura perchè sono sicuro che un ruolo nazionale di quel livello avrebbe inevitabilmente portato Norman ad assumere un profilo più da statista aperto e collaborante, più squisitamente vicino a logiche transfrontaliere di cooperazione. Ma purtroppo proprio la politica muscolare, di chiusura, di arroccamento dei leghisti ticinesi nei confronti degli stranieri, immigrati e frontalieri, e dell'Europa è stata il piombo nelle ali della candidatura di Gobbi, almeno a leggere e ad ascoltare le dichiarazioni di tanti politici elvetici di tutti i partiti. Ne faccia tesoro in vista della prossima occasione.

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