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I Falck, "una dinastia di guelfi lombardi, cattolici e imprenditori"

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Tra le dinastie industriali che hanno fatto la fortuna di Milano e della Lombardia tra ottocento e novecento, sicuramente un posto di rilievo è destinato ai Falck, imprenditori nel settore delle ferriere e dell’acciaio. Per rappresentare al meglio gli aspetti salienti della storia di questa famiglia, riprendo dal mio archivio una intervista di Pierluigi Panza allo storico cattolico Giorgio Rumi pubblicata su Il Corriere della Sera del 4 novembre 2003, a pagina 9, proprio all’indomani della scomparsa improvvisa di Alberto Falck in un fatale incidente stradale in via Verdi a Milano a pochi metri da casa sua. La scomparsa di Alberto avveniva in un periodo molto delicato per le attività industriali della famiglia, da poco infatti il gruppo aveva abbandonato le acciaierie per concentrarsi sul nuovo business delle energie rinnovabili con la creazione di Sondel dedita appunto alla costruzione di centrali di cogenerazione a ciclo combinato alimentate a gas naturale.

Dal 2000 a oggi la produzione di energia da fonti rinnovabili è divenuta l’attività principale del Gruppo e l’acciaio è passato alla storia. Ma passiamo all'intervista:

«I Falck sono stati una locomotiva dell'industrializzazione italiana e hanno incarnato quel guelfismo lombardo che coniuga l'impegno lavorativo all' adesione al cattolicesimo». Lo storico Giorgio Rumi, che proprio oggi (3 novembre 2003, n.d.r.) al Centro Ambrosianeum di Milano avrebbe dovuto tenere con Alberto Falck un convegno su questa dinastia familiare, sintetizza in questa immagine di impegno calvinista al lavoro convertito nell' etica cristiana della solidarietà dell'impresa dei Falck. Come ebbe inizio il loro rapporto con l'Italia? «Era il 1830: c'era una ferriera a Dongo, che risaliva al XV secolo, e che apparteneva a famiglie come Rubini, Scalini, Rumi, Polti... La ferriera non andava bene e per risollevarne le sorti venne chiamato dall' Alsazia un tale Falck, un tecnico figlio di un ufficiale napoleonico. Venne a Dongo e fu un incontro fortunato». Poi l'arrivo a Milano «A inizio Novecento i Falck erano già i padroni della ferriera, con la quale si producevano cannoni e ponti. In settant' anni la famiglia Falck era riuscita a trasformare la ferriera in una grande azienda, che nel 1906 prese il nome di Società Acciaierie e Ferriere Lombarde». Quali i rapporti con il fascismo? «Fu una delle famiglie meno coinvolte col fascismo perché già allora molto religiosa». E quali i rapporti con il mondo cattolico? «Loro vennero da fuori e divennero una famiglia d' importanza nazionale. Ciò comportò una conversione dal protestantesimo a un cattolicesimo molto intenso. Negli anni Quaranta, in casa di Enrico Falck, si formò la Democrazia Cristiana. La fervente fede è rimasta sino ad oggi». Fu stretto il legame con la Lombardia? «La loro fu una esperienza lombarda, anche se toccò il Sud nel ' 24 con acquisizione a Castellammare. Anzi, incarnarono il guelfismo tipico lombardo. I villaggi Falck non furono solo beneficenza, ma frutto dell'idea di una società più umana e ordinata. Volevano essere una città giardino, come poi fece Olivetti; ma nei Falck c'era anima cristiana e non illuminista» Come ricorda Alberto Falck? «Era uno spirito raffinato, amava la cultura e la musica. Era un bibliofilo, sosteneva la Scala e aveva una forte sensibilità civile». Quale il giudizio di sintesi sui Falck? «Sono stati una locomotiva dell’ industrializzazione italiana, nel bene e negli ovvi costi umani. La loro è stata una borghesia non sfruttatrice, ben diversa da quella speculativa contemporanea che non lascia ricchezza sul territorio. Furono coautori della transizione dalla vita agricola al mondo industriale: hanno fatto il passaggio alla civiltà industriale». (Pierluigi Panza)

Video sulla storia della Falck raccontata da Alberto Falck:

http://www.economia.rai.it/articoli/i-falck-storia-dellindustria/5962/default.aspx

Scheda del Senatore Giorgio Enrico Falck:

http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/0e10afcd14636769c1257134004b5171/5c000328edd58c9f4125646f005b81a2?OpenDocument

a cura di Claudio Bollentini

 

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