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Natale è festa della luce. E l’illuminazione urbana è un elemento chiave per il gradimento dei turisti. Pensate ad esempio alla cultura delle luci urbane nel Nord Europa. Per Parigi e Londra le luci nel contesto urbano sono da sempre fattori fondamentali dell’esperienza turistica. Milano sta investendo massicciamente sul business turistico. La preoccupazione principale è quella di far proseguire i risultati importanti conseguiti con l’Expo. Però credo che la città debba ancora attrezzarsi. Innanzitutto non ha ancora una immagine chiara, un posizionamento che guidi le scelte dei visitatori. Riprendendo un concetto dell’assessore regionale Mauro Parolini si potrebbe dire che ha una immagine più chiara l’area del Lago di Garda. Pertanto ci vorrà una strategia articolata ed efficace di posizionamento del brand Milano e di comunicazione dei suoi elementi chiave. Colpisce invece in questi giorno quanto siano misere e banali le luci che dovrebbero adornare l’ambiente urbano. L’outdoor contrasta con l’indoor…
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Nel mese di giugno del 1816, esattamente il giorno 14, un decreto del Governatore della Lombardia riconosceva a Varese il rango di città. Il successivo 6 luglio quel decreto entrava in vigore. Al riguardo ho chiesto alla amicae valentissima storica Ivana Pederzani un primo intervento al fine di inquadrare l’accadimento che la città certamente celebrerà con gioia e particolare articolazione di eventi. Varese “villa di delizia”: da borgo a città (1816) di Ivana Pederzani Antico borgo commerciale dello Stato di Milano famoso per i suoi traffici, i suoi mercati e la sua fiera annuale di bestiame, tra Seicento e Settecento Varese divenne anche ameno luogo di villeggiatura per la nobiltà milanese e non solo da sempre presente in questa zona: i Mozzoni gli Orrigoni, i Dralli, i Frasconi, i Litta- Biumi, i Serbelloni, i Bossi, i De Cristoforis, gli Alemagna, i Menafoglio, i Melzi e i Molinari. Nel 1756 Nicolò…
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Non arriva dalla capitale elvetica la notizia che tutti a sud del San Gottardo aspettavano. L'Assemblea federale a Berna ha questa mattina rieletto o eletto i componenti del Consiglio federale e, dopo le conferme scontate di tutti gli uscenti non è arrivata l’elezione per il ticinese Norman Gobbi, in quota UDC, in realtà come sappiamo noto leader della Lega dei Ticinesi. Nella elezione per sostituire Eveline Widmer-Schlumpf (PBD/GR), che ha deciso di non ripresentarsi, l'UDC aveva presentato tre candidati: i consiglieri nazionali Thomas Aeschi (ZG) e Guy Parmelin (VD), nonché appunto il consigliere di Stato ticinese Norman Gobbi. Una corsa tutta all’interno della formazione politica democentrista con innesto leghista perché nessun altro partito aveva rivendicato il seggio lasciato libero dalla grigionese Widmer-Schlumpf. Un ticinese, che sarebbe stato l'ottavo nella storia della massima istituzione svizzera, non fa quindi il suo ingresso in Consiglio federale dopo oltre 16 anni, dai tempi del popolare-democratico Flavio Cotti che rimase a…
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La Lombardia che produce e che innova, quella dell'industria, guarda avanti, al 2030. Confindustria Lombardia ha presentato ieri, presso il nuovo Samsung District di viale della Liberazione a Milano, il piano strategico #Lombardia2030. Sviluppato in collaborazione con l’Università LIUC e con i contributi di Fondazione Edison e del Centro Studi di Confindustria (vedere link in fondo all'articolo), #Lombardia2030 propone una strategia che è stata condivisa con le Associazioni Territoriali lombarde e che sarà attuata con gli stakeholders regionali, nazionali ed europei, per lo sviluppo e la competitività dell’industria e dei territori. La strategia individuata da Confindustria Lombardia ha l’obiettivo di guidare il sistema industriale lombardo, di cui il manifatturiero è il cuore pulsante, verso un percorso di crescita e sviluppo, anche attraverso la transizione all’Industria 4.0, agendo su quattro leve prioritarie: Cultura d’impresa, Cluster, Capitale umano e Formazione professionale, Internazionalizzazione e Network europei. Scendiamo nel dettaglio. "Il piano strategico #Lombardia2030 ha l’obiettivo di agire sulle…
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Tra le centinaia di messaggi e commenti ricevuti dopo la scomparsa di Gilberto Oneto giovedi scorso, pubblichiamo un vero e proprio articolo ricordo di Roberto Marini. Un testo che li sintetizza tutti. E non poteva che scriverlo Marini, amico di Oneto, storico e noto militante dell'indipendentismo lombardo e cultore delle questioni identitarie insubriche (n.d.r.). Non è facile dire cosa ha significato per il sottoscritto l'aver conosciuto una persona come Gilberto Oneto, potrei dire che è stato come un'immersione nella consapevolezza vera e profonda delle proprie radici. Gilberto mi ha aperto gli occhi e soprattutto la mente, lui e la sua creatura: la Libera Compagnia Padana. Per me, allora militante leghista ed iscritto dalla tenera età di 16 anni (correva l'anno 1989), la metà degli anni 90 hanno segnato una nuova fase di impegno politico e Gilberto ne è stato l'incipit, la scintilla. E' stato lui, persona dotta ma al contempo di una semplicità…
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La scorsa notte Gilberto Oneto ci ha lasciato, creando un grande vuoto in tutti noi che lo abbiamo conosciuto e che abbiamo avuto il privilegio di trascorrere molto tempo insieme ascoltandolo, spesso rapiti dai suoi infiniti interessi, e confrontandoci con lui sulle battaglie culturali e ideali che condividevamo. Prima di tutto un amico fraterno ma anche un Maestro, che ci ha sempre instancabilmente accompagnati in tutte le attività che abbiamo svolto, consigliandoci, indicandoci la giusta via da percorrere o dandoci quell’idea in più per cui… quando una questione diventava apparentemente insormontabile si diceva: “sentiamo il Gilberto”: e con un nonnulla, sempre accompagnato dal suo sorriso sornione, riusciva sempre a risolvere l'Arcano. Collaboratore instancabile, che fosse un articolo per la rivista, un convegno o una conferenza in cima al Passo del San Gottardo non si tirava mai indietro, anche negli ultimi mesi, quando la malattia cercava di fermarlo.Un uomo libero, anticonformista…
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Se la Svizzera è riuscita a superare la recessione che ha caratterizzato il periodo 1990‐96 e la stagnazione durata fino ad inizio degli anni 2000 lo si deve in parte agli accordi bilaterali e in particolare a quello della libera circolazione delle persone. Il laborioso sistema di contingentamento in vigore prima della firma dei bilaterali favoriva un’allocazione quantitativa e ugualitaria a scapito della qualità e ciò contribuì a limitare gli adattamenti strutturali inibendo la crescita economica. (KOF Der bilaterale Weg 2015) Il benessere del Ticino dipende, ora più che mai dopo il ridimensionamento della bolla bancaria, dal successo delle Piccole Medie Imprese e di conseguenza anche dalle risorse umane che queste riescono ad ottenere dalla Lombardia. Il substrato indigeno non può supportare le iniziative imprenditoriali create in Ticino né a livello quantitativo né, sempre di più, a livello di qualifica, competenze e specializzazione: semplicemente non ci sono i numeri. A…
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Portava una kippah, era vestito “da ebreo”, camminava nel quartiere ebraico di Milano. Si è preso sette coltellate, una lunga diversi centimetri in pieno volto. Quanto vorremmo che il movente dell’efferato delitto non fosse quella kippah, quell’abito da ebreo, quella riconoscibile appartenenza. Quanto temiamo, dolorosamente, che Nathan Graff, cittadino israeliano genero di un rabbino, sia stato accoltellato proprio per per quello. Ancora non sappiamo la verità, e speriamo – per assurdo che possa sembrare, quando si parla di un crimine che sicuramente è stato commesso – che abbia un’origine diversa da quella. Non ci sono parole per dire il malessere vero, profondo, che ci assale, come milanesi, come cittadini italiani, nel pensare che proprio nella nostra città, dove i quartieri a più alta densità ebraica scivolano verso una periferia di integrazione difficile e malesseri, dove lo scintillio di Expo e della Darsena non sono arrivati, essere ebrei, nel 2015, è pericoloso. L’episodio…
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Torniamo a parlare di Expo, questa volta in chiave prettamente economica, cercando di tirare le somme di quanto è stato fatto e cercando di prevedere gli effetti reali sull’economia di Milano e dell’Italia intera. In soldoni, la stragrande maggioranza delle stime sono state superate al rialzo e quindi c’è da aspettarsi una ricaduta veramente positiva quando si calcoleranno i numeri definitivi del 2015. Interessanti i raffronti con il passato, ma anche le previsioni future per l’effetto onda lunga di Expo. Ma andiamo con ordine rileggendo gli scritti di Giovanna Mancini e Sara Monaci e le analisi di Lello Naso e Paolo Bricco pubblicati su Il Solo 24 Ore di domenica 1 novembre 2015.. “Le stime elaborate prima dell’avvio di Expo 2015 calcolavano l’impatto dell’evento sull’economia italiana attorno allo 0,2% del Pil, che uno studio di Confcommercio dello scorso marzo quantificava in circa 2,7 miliardi di euro. Giunti al termine dell’Esposizione,…
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L’ultimo caso di una lunga trafila di brand italiane finite all’estero è quello recente di Grom ceduta al colosso anglo-olandese Unilever. Multinazionale non nuova ad acquisizioni importanti in Italia. Nel 1974 rilevò Algida, ma sono tanti i marchi di Unilever che troviamo nel carrello della spesa, dal Tea Lipton, ai brodi Knorr e ai prodotti per l'igiene di Dove. Un interessante editoriale di Alberto Magnani pubblicato su Il sole 24 Ore di oggi analizza con precisione il fenomeno, mettendo in luce pro e contro delle acquisizioni di aziende italiane da parte di compratori esteri (n.d.r.). Secondo i numeri forniti da Kmpg già nel 2013, in Italia si sono registrati un totale di 437 passaggi di proprietà solo tra 2008 e 2012 (escluse le operazioni successive ndr), per una spesa da 55 miliardi di euro su brand storici di agroalimentari, lusso, motori e arredamento. Una trafila che fa parlare di «svendita…
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Beppe Bergomi, per tutti “lo zio”, è una persona di buonsenso. Che non ama i titoloni e che, anche grazie alla sua nuova carriera da commentatore televisivo, sa come dosare le parole. Fa dunque abbastanza scalpore che, questa volta, siano delle sue dichiarazioni a far discutere. L’ex capitano dell’Inter, infatti, è intervenuto nella giornata di lunedì a un convegno su “Sport, doping e giovani” tenutosi all’Expo di Milano. E, ai microfoni di RSI (tv della Svizzera italiana), ha lanciato un allarme da non trascurare. “Per ottenere determinati obiettivi non devi passare per determinati sotterfugi – ha detto Bergomi -. Questa è una cosa che ho sempre cercato di inculcare nei giovani. Alcune sostanze che adesso sono doping, nel 1979-80, quando ho iniziato io, si potevano prendere. A volte sono preoccupato anche per i farmaci che ho preso o che mi hanno dato. Oggi le società sono cresciute e danno un…
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Porta Venezia a Milano, tra la nuova casbah e il Corno d’Africa
Scritto da Claudio Bollentini e Roberto Rizzo
Se penso a Milano, mi viene in mente Porta Venezia. Sono originario del quartiere tra Monforte e Porta Vittoria, ma da tanti anni mi sono idealmente e fisicamente spostato di qualche centinaio di metri verso nord, per lavoro e per altri motivi. Porta Venezia è in centro, ma è un mondo a sé. A pochi passi da San Babila, dalle banche d’affari e dalle residenze di lusso intorno ai giardini, si apre una casbah nel dedalo di vie tra i bastioni e viale Tunisia. E’ così da decenni e a fasi alterne si è parlato di integrazione e di emergenza, di melting pot o di bomba sociale a orologeria pronta a deflagrare da un momento all’altro. Il tutto con il minimo comune denominatore della immigrazione dal Corno d’Africa. Negli anni ‘80 forse più ordinata e meno impattante, oggi visivamente più degradata e con evidenti connessi problemi di sicurezza e disagio nonostante il nuovo…
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L’imminente campagna elettorale per le amministrative di Milano porterà di sicuro alla ribalta il tema della riapertura dei Navigli. Ne sentiremo come sempre di tutti i colori, ma soprattutto assisteremo a proposte fantasiose o dal sapore tipico della propaganda mordi e fuggi. Per fare ordine in merito, pubblichiamo un intervento serio e rigoroso a firma Fabio Bianchini* che fa il punto della situazione (n.d.r.). Si è svolto mercoledì 10 giugno a Palazzo Reale di Milano, l’evento di presentazione delle conclusioni dello Studio di fattibilità per la riapertura dei navigli milanesi, affidato nel 2013 dall’Amministrazione comunale a un gruppo di lavoro interdisciplinare coordinato da Antonello Boatti del Politecnico di Milano.Dopo l’esito plebiscitario del referendum del giugno 2011, il tema della riapertura dei navigli è giunto alla ribalta del dibattito cittadino, rendendo necessari la verifica della fattibilità tecnica ed economica di questa grande svolta urbanistica per Milano. Al quesito referendario “Volete voi…
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Dibattito: i confini aperti della città metropolitana di Milano
Scritto da Dario Corvi e Piero Nobili
Prima della Città metropolitana A Milano l’istituzione della Città metropolitana, avvenuta il 1 gennaio 2015 come previsto dalla L 56/14, può essere considerata il coronamento di una storia del tutto particolare entro lo scenario nazionale. Una storia che risale alla fine degli anni ’50 con l’istituzione, in base al Decreto Ministeriale del 1959, del Piano Intercomunale Milanese (PIM). L’esigenza era quella di affrontare il tema del governo del territorio della città di Milano in forma non avulsa dal suo contesto territoriale, ma attraverso il coinvolgimento dei Comuni circostanti. Il Decreto indicava solo 35 Comuni, divenuti poi più di 90, grazie ad un autonoma e volontaria adesione, nella fase di maggiore maturazione dell’esperienza del PIM nel corso degli anni Sessanta. La prima fase di vita del PIM è stata caratterizzata dalla elaborazione di diverse proposte di piano (1963 modello “turbina”; 1967 Progetto Generale di Piano, 1975 e 1982 proposte di Piano…
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(…) Mi torna in mente un personaggio del passato che oggi quasi non si usa più. A Busto come altrove, ma che a Busto Arsizio ricopriva un ruolo specifico che gli sarebbe tornato utile per tutta la vita. Parliamo del GARZONE, prestatore di lavoro subordinato che si esercita nelle più rudimentali forme di attività lavorativa (garzone del fornaio, del lattaio, della cooperativa, della tessitura). Garzone dal francese “garcon” che è pure “giovinetto di età inferiore ai 15 anni”, ma pure scudiero che un tempo seguiva il cavaliere (l’ho letto sullo Zingarelli, nda). Parlo per esperienza diretta. Una volta (vien da dire “ai miei tempi”, ma non sono proprio così vecchio), il libretto di lavoro si rilasciava a 14 anni ed io, quel libretto di lavoro lo conservo tuttora. Anche perché su quel documento si mettevano le “marchette” che…
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Inserendosi in una polemica ormai aperta dai fatti, l'articolo del collega Sterpa sulla crisi di Milano ci ha tirato addosso vivaci reazioni di consenso e di dissenso. C'era da aspettarselo; la crisi di Milano non è solo quella di una città che finora aveva rappresentato la forza traente della Nazione, e non soltanto in campo economico. È anche quella dei valori su cui questa forza si basa. Tralasciamo le contestazioni ispirate alla retorica e alla demagogia. Qui vogliamo rispondere unicamente a tanti lettori che col pianto o con la rabbia in gola ci chiedono come sia potuto avvenire un simile tracollo. Qualcuno spicciativamente l'attribuisce alla “invasione dei meridionali”. La spiegazione attira perché è la più facile. Ma non regge. Milano è sempre stata la mecca dei meridionali, e non soltanto dei meridionali. Ma coi suoi potenti succhi gastrici li assorbiva e milanesizzava. Si potrà dire che mai però era stata…
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Via Padova Milano. 15 minuti dal centro. Terra di nessuno. Bande di magrebini, algerini, arabi di tutte le specie e orientali consumano la loro vita e il nostro spazio urbano in risse, furti, degrado continuo. Gli italiani sono scappati anche da qui. Non so né immagino dove ormai possano rifugiarsi. Quello che i signorini della sinistra e i radicali speculatori elettorali delle miserie urbane non dicono è che hanno di fatto concesso a queste orde un mandato di occupazione. Al pari delle franchigie concesse nel medioevo dagli imperatori e dai principi ai ladri ed ai capitani di (s)ventura in cambio della ripopolazione delle città, cinesi, arabi e un numero svariato di etnie di assalto hanno il permesso di lavorare senza pagare tasse, senza emettere scontrini, senza chiedere autorizzazione sanitarie, amministrative, comunali. Niente. Nulla.Il che sarebbe poco se vivessimo in uno stato che avesse deciso la deregulation totale. Invece, dall’altra parte…
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