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di Natale D’Amico* L’aumento drastico della tassazione sulle rendite finanziarie, annunciata dal governo, ha destato meno reazioni di quanto sarebbe stato lecito attendersi. Eppure si tratta di un vero e proprio esproprio, che spesso finirà per azzerare il rendimento dei risparmi degli italiani, e che in non pochi casi inciderà sullo stesso capitale. Il perché è presto detto, e un esempio forse aiuta a spiegare. Immaginiamo un italiano che abbia risparmiato 10.000 euro, e li abbia investiti in obbligazioni, che gli offrono un rendimento del 4%. Quindi ogni anno egli riceverà una rendita pari a 400 euro. Al tasso d’inflazione corrente, circa 150 di quegli euro serviranno semplicemente per ricostruire il valore del capitale eroso dall’aumento dei prezzi. Il “rendimento vero” è solo di 250 euro.
di Pablo Rossi* Parafrasando un famoso detto (“Anche i duri piangono”), anche i grandi manager, a volte, sbagliano. Ecco perché. Il 4 marzo a Ginevra Sergio Marchionne ha dichiarato a Corriere.It: “Sono esattamente sei anni che sto cercando di riaprire il Museo Alfa di Arese. (…) Non possiamo nemmeno entrare o utilizzarlo perché è un sito protetto”. Per amor di verità, il Museo è stato chiuso il 7 febbraio 2011, quindi tre anni fa e non sei … ma sorvoliamo … .Se l’Amministratore Delegato di Fiat Chrysler ha veramente intenzione di riaprirlo, può farlo subito. Infatti fu proprio Fiat a chiuderlo, dopo che il Ministero dei Beni Culturali il 31 gennaio 2011 aveva apposto un vincolo di tutela storico-artistica.
di Carlo Stagnaro* La Lega è il partito della spesa pubblica e dell'irresponsabilità fiscale: chiede assistenzialismo e protezionismo, chiede interventismo pubblico nell'economia e difende ogni e qualunque sovrastruttura statale, parastatale e affini. Diceva di volere meno leggi e oggi vuole più vincoli. Diceva di volere meno tasse e oggi vuole più spesa. Voleva salvare il nord dalle cattive abitudini del sud, e ha contribuito a trasformare il nord in un grande sud. Caro Matteo Salvini, di' qualcosa di leghista! Il segretario nordista sta battendo il territorio e sfruttando ogni occasione pubblica, ogni colonnino di giornale, ogni ospitata televisiva per lanciare un messaggio populista in vista delle elezioni europee.
di Alberto Negri* Tutti sorpresi dalla decisione, forse troppo veloce, di Matteo Renzi di andare a Palazzo Chigi. Ma se facciamo un passo indietro possiamo vedere che questa scelta era già presente, a livello comunicativo, nella narrazione insita nel suo slogan: “Adesso”. Non domani, non nei prossimi anni, non nel 2015 o nel 2018. Ancora in tempi non sospetti il sindaco di Firenze aveva detto: “Qualsiasi progetto politico deve incorporare il massimo di realtà possibile (ovvero il racconto della concretezza del fare) e ricollocarla in un sogno. La narrazione deve anticipare un orizzonte nell’oggi, tracciare un futuro possibile e suscitare una speranza. Per suscitare l’energia necessaria perché quel progetto sia palpabile qui e ora, deve farlo sentire ADESSO”. È proprio quello che Renzi sta facendo, scegliendo Palazzo Chigi adesso.
da Istituto Bruno Leoni* La ritenuta automatica è una misura vessatoria almeno quanto è superflua. Il fisco italiano non è molto "garantista", e non lo scopriamo certo oggi: le violazioni dello statuto del contribuente sono sistematiche, il ricorso a forme d'accertamento presuntivo è generalizzato, l'Agenzia delle Entrate gode di poteri sempre più ampi e i diritti di difesa nel contenzioso tributario sono, per dirla nel modo più neutro possibile, compressi. Eppure l'introduzione di una ritenuta automatica del 20% sui bonifici ricevuti dall'estero è sorprendente persino alla luce dei mediocri standard del nostro Paese.
di Fiorello Cortiana* L’Expo 2015 già ora sta mettendo in luce la valenza emblematica, per l’intero paese, propria del territorio che dovrebbe definirsi come Grande Milano. Così emerge l’ambivalenza della capacità d’intuizione, relazione, innovazione e rischio dentro i mercati internazionali insieme alla zavorra della speculazione a breve, meglio se immobiliare. Eppure tre elementi dovrebbero metterci in guardia: l’eredità a volte desolante dei territori interessati dalle esposizioni universali, centrali durante la manifestazione e poi ai margini del loro stesso contesto urbano. Il secondo sembra già costituire un esempio di eredità inutile e devastante, la “via d’acqua”, il finto Naviglio, il presunto strategico canale irriguo, in diverse parti tombinato, che è stato presentato come tracciato immodificabile ai cittadini, che nei decenni hanno dato corpo ai parchi Pertini, delle Cave e di Trenno, oltre al Bosco in Città fatto da Italia Nostra.
di Ugo Arrigo* Vi sono due standard, due fattori che più di ogni altro hanno stabilmente caratterizzato il nostro paese nell’ultimo quindicennio. Il primo è il declino, il secondo è il non governo. Ho intitolato questo post “L’arte del declino nel paese del non governo” ma anche “L’arte del non governo nel paese del declino” andrebbe benissimo. Il declino può essere misurato quantitativamente attraverso la caduta del Pil pro capite dell’Italia relativamente ai paesi U.E.
di Alberto Lusiani* La Svizzera e' uno dei Paesi con maggiore libertà economica e reddito pro-capite di tutto il mondo. Secondo l'indice di libertà economica compilato dalla Heritage Foundation la Svizzera e' un Paese completamente libero e si colloca nella quarta posizione tra 165 Paesi considerati. La Germania si trova in 18a posizione, la Francia in 70a e l'Italia in 86a. In termini di PIL pro-capite la Svizzera supera Germania, Francia e Italia ed e' ai vertici mondiali. Pertanto la Svizzera sembra essere un modello di successo economico basato su un ordinamento economico liberale classico, caratterizzato da un elevato livello di libertà economiche e quindi funzionale a favorire la divisione del lavoro, componente essenziale al progresso economico, come insegna Adam Smith.
di Fabio Scacciavillani* Questo è un post didascalico (a compensare quello precedente infarcito di linguaggio ostico) dedicato a chi non ha mai sentito parlare di economia o se ne è sempre disinteressato. Spiega, con dieci pillole a dosi omeopatiche, le conseguenze per il cittadino comune del ritorno alla lira che una canea vociante continua ad invocare. Prima pillola. Partiamo da un mondo senza moneta. Un prestito avrebbe per oggetto uno o più beni materiali. Ad esempio io presto a Tizio un chilo di pane e Tizio si impegna restituirmene un chilo e mezzo dopo cinque anni. Seconda pillola. Se introduciamo il denaro e il pane costasse un euro al chilo, il prestito potrebbe essere denominato in valuta: io presto un euro a Tizio il quale va a comprarsi il pane e mi restituisce un euro e mezzo tra cinque anni. Fin qui siamo a livello di esercizio da terza elementare.

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