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BikeMi: a Baranzate l’officina delle bici di Milano

Scritto da  Alessandro Avalli

Il «cuore» di BikeMi è grande 2mila metri quadrati. Uffici e officine, magazzino e cortile: venticinque dipendenti a Baranzate, qualche curva verso nord da Roserio. Qui le bici del bike sharing arrivano per essere riparate e revisionate; rimesse assieme e rimesse in strada. «A Milano circolano 3.650 biciclette tradizionali e mille elettriche, appoggiate a 283 stazioni utilizzate da 45mila abbonati - spiega Giuseppe Mistretta di Clear Channel, che nel 2008 ha vinto l’appalto del Comune di Milano per il servizio di biciclette pubbliche -. L’inizio a dicembre di quell’anno, con 800 bici in 60 stazioni». Il capo servizio Mistretta da allora fa avanti e indietro sulle arterie urbane per capire se questa bici è abbandonata e se quella stazione è ben utilizzata, più altre importanti quotidianità che fanno pedalare il bike sharing. «In giro per la città c’è una task force di una quarantina di persone che effettuano i controlli immediati, le riparazioni veloci e il lavaggio notturno. In caso di necessità venti furgoni spostano le bici in città e fino a Baranzate». Qui il call center e il centro operativo fanno un “lavoro delicato”, puntualizza Mistretta: «Atm ci devia circa 140 chiamate al giorno, che con le 50 email diventano una settantina di pratiche, solo a gennaio», che triplicano con la bella stagione. «Controlliamo il numero di bici nelle stazioni e il numero della bici che Mistretta ha segnalato come abbandonata», rivela Giovanni Zizzi, uno dei responsabili del servizio. «Leggiamo i 14/18 minuti di utilizzo medio e controlliamo tutto tramite back-end, un software in sviluppo continuo». Le biciclette in cortile aspettano il loro turno in officina. «Due volte l’anno per la revisione generale, ogni tanto per le riparazioni, spesso per gesti vandalici», ammette Pasquale Manzi, capo officina, assieme a quattro colleghi che si occupano delle bici. «Sono di alluminio, robuste una ventina di chili, con un cardano elicoidale al posto della catena». Biciclette pensate, quindi, per resistere e per essere rubate il meno possibile: «La sella non si sfila, i bulloni li svitiamo solo noi tramite una chiave particolare, l’aggancio alle stazioni è con due perni conici anti furto». «Ma se le rubano il gps le trova, almeno quelle elettriche», evidenzia Mistretta. «Proprio il gps controlla l’autonomia delle batterie. Oggi per la ricarica rientrano a Baranzate, ma dal prossimo maggio utilizzeremo un sistema a pannelli solari, nel nuovo spazio di 400 metri quadrati in via Messina».

*pubblicato originariamente su Il Corriere della Sera, www.corriere.it

Foto: Corriere della Sera

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