Claudio for Expo

ICH Sicav

 

Editoriale

Editoriale (429)

L'accordo sullo scambio di informazioni fiscali, che Italia e Svizzera dovranno firmare entro il prossimo febbraio, consentirà un notevole risparmio ai contribuenti italiani che aderiranno alla voluntary disclosure approvata definitivamente dal Senato giovedì scorso. Per chi invece deciderà di non svelarsi al Fisco, la data da tenere d'occhio è il 1° gennaio 2018, quando la Svizzera applicherà lo scambio automatico di informazioni con tutti i Paesi dell'Ocse, Italia compresa. In parole povere, per la Svizzera sarà la fine del segreto bancario in cambio dell’uscita dalla black list. Fine della piazza finanziaria e bancaria rossocrociata, opaca e riservata così come l’abbiamo conosciuta finora, in cambio di facilitazioni enormi per le aziende elvetiche che lavorano e commerciano con l’Italia. Ora l’attenzione è tutta rivolta all’utilità del suddetto provvedimento e ai benefici che potranno esserci per lo Stato italiano.
E su Malpensa calò il silenzio. Ricordate i fiumi di parole spesi dopo l’accordo Etihad-Alitalia ad agosto scorso o quelli dopo il decreto Linate di poche settimane fa? Politici, amministratori locali, commentatori e quant’altri interessati alla vicenda sono spariti. Salvo qualche sparuta eccezione. Eppure li abbiamo visti prendere posizione in pompa magna, suonare la grancassa mediatica, organizzare manifestazioni davanti al terminal varesino, scatenare dibattiti sui social. Dove sono finiti? Dispersi nel silenzio assordante imposto dalla madre di tutte le battaglie sui cieli italiani, ossia il salvataggio di Alitalia ad opera di Etihad. Azienda che notoriamente ha un piano industriale in cui Malpensa non ha nessun ruolo strategico, a parte la cargo city.
Sul Sud abbiamo sbagliato è la sintesi più eloquente dell’ultimo capitolo della conversione leghista in corso d’opera. “Adesso sono straconvinto che l’Italia o si salva tutta, da Nord a Sud, o non ce n’è per nessuno”, così ha sentenziato Matteo Salvini nel corso di una recente trasmissione radiofonica. Siamo abituati da sempre alle conversioni, alle piroette, ai giri di valzer della Lega, ma questo effettivamente è dirompente, epocale e sicuramente dagli effetti non facilmente immaginabili. Gli elettori fedeli e i militanti storici dovranno, e in fretta, dimenticare oltre trent’anni di anti-meridionalismo, secessione, indipendenza, Padania e compagnia bella. La Lega in poche parole dovrà decidersi una volta per tutte sulla sua identità, o essere rivoluzionaria, o essere riformista.
Una fine di novembre poco edificante per il sistema infrastrutturale lombardo. Sul fronte Expo, secondo Sara Monaci (Il Sole24Ore di oggi), solo il 60% delle opere sarà concluso in tempo per l’inaugurazione della manifestazione. Il resto sarà completato nel corso del decennio successivo, soprattutto Pedemontana e Linea 4 della metropolitana. Altre opere addirittura non verranno neppure iniziate, come la Rho Monza. Ma si dirà, c’era poco tempo a disposizione (meno di dieci anni), alcuni interventi sono veramente importanti dal punto di vista progettuale, dimensionale e finanziario, la burocrazia e le sue lungaggini le conoscono tutti, per non parlare delle diatribe politiche, le questioni giudiziarie, il confronto con le comunità locali, le valutazioni di impatto ambientale e quant’altro di solito rallenta ed ostacola qualsiasi opera pubblica italiana.
Ma quanto è distante Matteo Salvini dal clichè del leghista d’antan! Quello dei Bossi e dei Maroni e dei tanti più o meno noti colonelli padani di quella infinita, e noiosa, trafila di provinciali che non hanno mai sfondato nelle grandi città come Milano e tanto meno a livello nazionale. Rappresenta un mix caratteriale tipicamente meneghino, dalla dialettica scarna ed efficace, pragmatico e flessibile. Ricordo la campagna delle amministrative per il comune di Milano nel 2011. Giancarlo Giorgetti mi spinse ad appoggiarlo e ad organizzare alcuni incontri mirati presso la comunità finanziaria di Milano. Ero scettico e perplesso, lo conoscevo poco e di solito non mi attivo per persone che non frequento da tempo, in più non rappresentava per me, sul piano ideale e culturale, il tipo di leader o di candidato a cui dare appoggio così diretto e pubblico.
Il recente workshop organizzato da La Bissa a Varese (l’8 novembre ultimo scorso) ha avuto come argomento principale la creazione di influenza attraverso media innovativi dalla forte connotazione owned e social. Per allargare lo spettro della discussione e della analisi erano presenti Jacopo Tondelli de Glistatigenerali.com, già co-fondatore e direttore de Linkiesta, e Alberto Crepaldi de Il fatto Quotidiano e Il Calibro. Con questa nuova tipologia di media si va ben oltre l’attività basilare di informazione, si fa in realtà comunicazione integrata, con ampio riferimento alle relazioni pubbliche. Fondamentale in questa esperienza editoriale è la provenienza, guarda caso, dal mondo dei blog settoriali e non certo dal giornalismo.
Molte volte, per spiegare alcune dinamiche politiche in divenire, è utile fare ricorso alla topografia piuttosto che elaborare complicati ragionamenti. Quando parliamo di topografia facciamo ovviamente riferimento alle categorie sinistra-centro-destra, per quel che valgono oggi, ma comunque ancora indicative di idee, culture, politiche nettamente o specularmente differenti anche se, in certi casi e in certe fasi, si intrecciano, sovrappongono o si assomigliano. E gli elettori, nella elaborazione delle loro preferenze, a grandissima maggioranza ragionano e scelgono in questi termini. Se poi aggiungiamo l’ingrediente della futura nuova legge elettorale che avvantaggerà il bipartitismo rispetto al bipolarismo, ecco che le suddette categorie sinistra-destra diventano ancora più caratterizzanti.
Milano affonda in tutti i sensi. Sott’acqua sicuramente e in questi giorni di piogge tropicali Seveso e Lambro hanno fatto il loro dovere di buoni esondatori in libertà, allagando copiosamente la periferia est e la direttrice Zara-Testi, addirittura questa volta dall’Isola fino al confine comunale. Nel solito disinteresse e scaricabarile di chi amministra. Vasche di laminazione si (Milano), vasche di laminazione no (Senago), tra chi è vittima di sindrome Nimby e chi ha urgente bisogno delle opere di contenimento delle acque del Seveso l’indecisione regna sovrana da anni e i danni di pioggia in pioggia aumentano. Però Milano affonda anche in altro senso. Pensate alle periferie in cui regna il caos, nei quartieri delle case popolari, ma anche nei settori semiperiferici a ridosso della circolare filoviaria.
E Renzi può dormire sonni tranquilli, verrebbe da aggiungere al titolo. Il Centrodestra malconcio e sempre più sfrangiato non riesce ad uscire dal declino innescatosi inesorabilmente dopo l’ascesa renziana di inizio anno. Il tutto in un susseguirsi di situazioni confuse e paradossali, politicamente inutili o ai limiti dell’autolesionismo, dominate quasi esclusivamente da personalismi e riposizionamenti di leader e leaderini. E con sullo sfondo Forza Italia tenuta dal suo fondatore a bagnomaria in attesa di tempi migliori o di liquidarla definitivamente nel caso in cui nascesse un ipotetico nuovo progetto/soggetto politico di una qualche consistenza. Si, d’accordo, ma quale progetto? Senza tanti infingimenti, il referente politico di Silvio Berlusconi è oggi Matteo Renzi, non certo Forza Italia e se non fosse per l’opposizione interna molto netta e dura di tanti, ma soprattutto di Raffaele Fitto, di Forza Italia non se ne sentirebbe più parlare da tempo. Il salvataggio giudiziario dell’ex Cavaliere…

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