Claudio for Expo

ICH Sicav

 

Da Milano a Varese cambia lo scenario del Centrodestra

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In pochi giorni a Milano e in Lombardia lo scenario delle elezioni amministrative è completamente cambiato e chiare sono ora anche le indicazioni politiche sul dopo sia che vinca uno schieramento sia che vinca l’altro. Ha sorpreso, ma fino ad un certo punto, il dinamismo del centrodestra, in realtà le avvisaglie delle decisioni raggiunte in settimana erano ben note da mesi, mancavano solo i tasselli dei nominativi a far quadrare i conti. Era chiaro per esempio che Matteo Salvini avrebbe concesso un vantaggio tattico all’alleato storico Forza Italia, o meglio a Silvio Berlusconi e così è stato. A Milano con Stefano Parisi, ma anche a Varese non candidando un leghista a sindaco e optando per un imprenditore mai stato in politica. D’altra parte non c’è fretta, le elezioni politiche non sono dietro l’angolo ed è inutile oggi decidere intese che sarebbero soltanto premature, con tutti i rischi del caso. In altri tempi Salvini avrebbe fatto sicuramente a meno di queste concessioni, ma andare alle politiche con un alleato che dovrebbe presidiare l’area moderata ridotto numericamente al lumicino non è certo una mossa perspicace, meglio quindi rianimarlo, dargli qualche aiutino sul campo. Questa apertura al centro si concretizzerà plasticamente con le liste civiche o personali del candidato sindaco in cui Forza Italia e l’area moderata possono trovare spazi e numeri oggi inimmaginabili con i rispettivi marchietti del partito e la Lega può dimostrare in modo trasparente di allargare non a parole l’alleanza al centro. Prendendo due piccioni con una fava, ovvero tenere il centro nella alleanza ed evitare nel contempo che sia preda degli avversari. Una tattica già vista in passato, ma sempre altamente produttiva se gli interpreti del copione seguono il canovaccio fedelmente. Nel caso poi dovesse pure arrivare una vittoria è da lì che si rifonderà veramente il centrodestra e l’alternativa a Renzi per le prossime politiche. Per ora è stata azzeccata la decisione attendista del duo Berlusconi-Salvini, prima vedere le carte, ovvero le primarie della sinistra, e poi decidere di conseguenza. E la candidatura Parisi ha appunto questa motivazione e questa genesi, per non parlare dei corollari alla operazione principale, come la già menzionata Varese. Già dopo pochi giorni da queste decisioni il trend è quindi chiaro, Sala non ha sfondato al centro, la Milano dei grandi nomi si è fatta vedere solo a cena, ma alle primarie non è andata, lì si sono visti solo militanti e truppe cammellate, e ha vinto grazie ad una sinistra divisa che ora rivendica visibilità e peso. Ed è più che probabile che vedremo altri candidati sindaco a sinistra. In più Sala soffre il profilo stesso di Parisi oltre misura. Logico che tra due manager di sicuro spessore, una certa area moderata, la borghesia delle professioni, l’imprenditoria, il segmento sociale produttivo che fa girare Milano tenda a scegliere chi non ha ai piedi la zavorra di certa sinistra vittima delle ideologie oppure il peso della ormai stucchevole borghesia radical chic prodiga di proclami e prediche, ma insignificante nei voti. Non occorre un mago della comunicazione per capire che a questo punto venga preferito il manager del centrodestra. Che dalla sua ha già dimostrato di ben interpretare il ruolo come in occasione del recente incontro con i consiglieri comunali di Forza Italia. Ha concentrato l’attenzione su tre argomenti, mettendo di fatto il dito nella piaga della sinistra, proprio laddove Sala sarà costretto a rincorrere: abbassare le tasse grazie a una vera riduzione di spesa, mettere la sicurezza al centro dell’attenzione del Comune senza snobismi radicalchic, ripensare completamente i servizi sociali, che così come funzionano oggi, tutelano forse migranti e protetti dai sindacati, ma lasciano abbandonati al loro destino anziani soli, famiglie che hanno perso reddito o con anziani non autosufficienti e sfrattati. Parisi ha dato un segnale che è finita l’epoca del pressappochismo arancione: la vicenda simbolo di Piazza Castello, con gli Expo Gate dimenticati lì è la quintessenza del messaggio. Altre due cose appaiono sicure. Non ci saranno cedimenti a centri sociali e violenti che invece Sala dovrà coltivarsi per conquistare il voto di Sel e una grande attenzione verrà riservata al funzionamento della macchina comunale, con servizi più digitali e un controllo di tempi e obiettivi.

A Varese ci si aspetta un copione simile, anche se il punto di partenza è diverso, il centrodestra sta governando la città a differenza di Milano. Ma le similitudini sono comunque tante e ben sottolineate dallo stesso candidato della sinistra Davide Galimberti che ha già ripetuto varie volte di essere sulla stessa barca di Sala. Centristi a parole però, poi si guarda in realtà al fianco sinistro. Proprio perchè al centro e a destra non c’è stavolta un candidato di profilo politico facilmente attaccabile, ma un imprenditore o un manager. Come già scritto su questo giornale, a Varese il centro è tutto da costruire o ricostruire anche elettoralmente, ma l’operazione Orrigoni facilita la risoluzione pratica della questione mettendola sui binari consoni. Soprattutto se gli altri sono presi solamente dalla smania della rincorsa ad essere il civico più civico della città.

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