Claudio for Expo

ICH Sicav

 

Elezioni in Lombardia, è l’ora del centrodestra: decisioni e strategie

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Ed ora tocca al centrodestra. La prudenza ha premiato, o meglio, fare di necessità virtù ha premiato. In una coalizione non compatta, con scarsa identità di vedute tra i partiti nel corso degli ultimi anni, esemplare in tal senso Ncd nel governo Renzi, mentre in Lombardia è collocato nel centrodestra, una scelta del candidato prematura e non ben ponderata, tanti mesi di campagna elettorale sotto i riflettori quando hai qualche magagna, sono rischi altissimi. In più, c’erano le primarie del centrosinistra all’orizzonte, meglio aspettarne l’esito e scegliere di conseguenza. Il risultato delle primarie di Milano è stato scontato per quanto riguarda il vincitore Giuseppe Sala, un po’ meno per alcune circostanze a latere che, a questo punto, se ben sfruttate, rappresentano un discreto vantaggio per i competitori. Lo schieramento a sinistra non è granitico, Sel si avvia verso una pausa di riflessione dagli sviluppi imponderabili, resta l’incognita sul vero sconfitto della partita e su cosa farà, ossia Giuliano Pisapia, ma soprattutto pesa su Sala l’essere il candidato renziano, l’uomo del nascente partito della nazione. Negarlo, come fanno di continuo i grilli parlanti della sinistra, significa solo consolidare questa fama. Se a questo aggiungiamo un risultato delle primarie non certo brillante, un 42% in un mare magnum di polemiche tra voto eterodiretto e calo reale dei votanti, la campagna elettorale, quella vera, di Giuseppe Sala non si preannuncia sicuramente come una passeggiata trionfale. A destra ora lo sanno bene e stanno prendendo la mira. Il candidato ci sarebbe ed è Stefano Parisi, un cliente rognoso per Sala, in tanti aspetti si assomigliano, entrambi molto competenti al di fuori della politica, entrambi manager, uomini del fare. Ufficialmente la riserva sarà sciolta nel momento in cui Parisi avrà sistemato, messo in sicurezza Chili, la sua azienda, l’ultima creatura ancora nella fase della crescita iniziale, quella più delicata e bisognosa al momento di un aumento di capitale, in realtà è in corso un serrato e acceso confronto tra i leader della coalizione sul ruolo di ciascuno in questa competizione elettorale e sull’allargamento della coalizione a chi per il momento è fuori o sembra esserne ancora fuori come Passera, l’Ncd e Mardegan. Confronto a Milano dato per perso ed ora tornato in cima agli interessi di Berlusconi, Salvini e Meloni, per le ragioni scritte più sopra e soprattutto per il motivo tutto politico di assestare un colpo al nascente partito della nazione. Sistemati gli altri tasselli nazionali, manca solo Roma in realtà, decisi i ruoli di ciascuno nella campagna milanese, sarà ufficializzata la candidatura di Parisi, salvo colpi di scena clamorosi. Da non escludere, almeno a sentire i soliti bene informati di quanto succede dalle parti di Arcore. A cascata si chiuderà altrove con la Lega disponibile a concedere molto a Forza Italia sul territorio in previsione dell’appoggio a Matteo Salvini alle prossime politiche. C’è anche una ragione meramente di convenienza. Alla Lega non interessa andare alle politiche con Forza Italia al 4%, meglio rianimarla, o addirittura salvarla, costi quel che costi, meglio quindi concedere ai berlusconiani qualche sindaco di troppo, a cominciare proprio da Varese, culla del movimento. A Varese, dovesse esserci in corsa un candidato forzista, a questo punto Luca Marsico, quasi sicuro, la campagna seguirebbe le orme di quella di Milano. Ci ha pensato Davide Galimberti, candidato del centrosinistra, a ricordarlo, mentre domenica sera saliva sul carro del vincitore milanese. Io e Sala siamo uomini del Fare, ha sostanzialmente detto, ovvero siamo uomini del partito della nazione, renziani di stretta osservanza. La topografia politica alle amministrative in Lombardia è ormai chiara: una sinistra a sinistra di Renzi, il partito della nazione e di là il centrodestra che se sarà compatto e senza sbavature, con i leader in campo, se la giocherà ad armi pari.

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