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“Romano, siedi qui e … raccontami” di Federica Lucchini

Scritto da Carla Tocchetti

Si può dedicare un libro alla memoria di Romano Oldrini, indiscusso protagonista della stagione politica e culturale varesotta, quando lui è ancora in vita? “Il libro è stato sollecitato da Alberto Palazzi, editore di Menta e Rosmarino” precisa subito Oldrini, “io ho accettato con un pizzico di narcisismo, ma devo dire che ad ogni domanda mi toccavo i bargigli e pensavo “Ecco, adesso mi sto preparando per la fossa”. In realtà era importante non disperdere le storie legate alla mia figura durante il ventennio dal ’75 a ’95: volevamo dare una scossa al piattismo imperante in un momento storico e culturale negativo come l’attuale. E poi, mi sono divertito moltissimo.”

Il libro che Federica Lucchini, pedagoga, scrittrice e giornalista, ha dedicato al sindaco gaviratese per quasi vent’anni - a parte un ripensamento di due anni negli anni più bui di tangentopoli, è il racconto di quattro mandati amministrativi svolti alla luce di una grande passione civica rimasta immutata negli anni. Totalmente estraneo agli ambienti politici, padre panettiere originario di Cairate Olona, il trentatreenne Oldrini fu iscritto a sorpresa nelle liste democristiane e divenne probabilmente uno dei sindaci più giovani della Provincia: nell’arco dei suoi mandati ha intrecciato la vita di famiglia, la professione di medico, l’impegno come primo cittadino e la passione per la cultura. Il libro si snoda attraverso tanti piccoli dialoghi a tema, affettuosi e sinceri, raccolti in punta di penna dall’intervistatrice biandronnese: attraverso il ritratto dell’uomo emerge in controluce l’evoluzione sociale e storica, non sempre lineare, di una piccola cittadina e dei suoi abitanti. Tanti i successi colti dal primo cittadino gaviratese, in primis il recupero del Chiostro benedettino di Voltorre e la sua ripartenza come polo culturale di eccellenza a livello nazionale, ma anche l’acquisizione del lascito Morselli con la Casina Rosa, l’integrazione urbanistica del centro commerciale con il nucleo storico, la tutela ambientale del bacino lacustre, la costituzione del Parco delle Cinque Piante, la partecipazione al Parco Regionale del Campo dei Fiori.

“Ebbi la fortuna di essere buttato a fare il sindaco senza aver mai fatto politica. Avevo la beata incoscienza e la freschezza dei miei trentatrè anni e mezzo: mi piacevano la musica rock, i libri, le belle donne, e giocare a carte, ma ho incontrato le persone giuste e in breve tempo la politica mi piacque tantissimo”. Non ha esitazioni Oldrini neppure al riguardo dei due anni di sospensione tra un mandato e l’altro: “Mi sono dimesso senza avvisare nessuno, con un atto unilaterale che sembrò stranissimo, quasi un oltraggio verso i miei collaboratori e i superiori, ma solo così ho potuto salvare dalla Piovra il mio bel paese a cui voglio un bene dell’anima. In questi anni sono stato sollecitato più volte a rimettermi in gioco, ma ho detto no. Non perchè la politica è peggiore di trent’anni fa: i giochetti e i meccanismi sono gli stessi come allora. Ma come dice il proverbio “Zucca e melone hanno la loro stagione”: bisogna essere capaci di dire, umilmente, di no. Non mi annoio, chiuso il capitolo politico ho fondato il caffè letterario a Gavirate, che è attivo ormai da vent’anni e c’è anche il Premio Chiara che mi tiene impegnato tantissimo. Forse, l’unico rimpianto che ho è quello di non essere più stato chiamato a dare una mano al “mio” vecchio Chiostro, dopo che gli ho dedicato vent’anni della mia vita.”

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