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Sonetti shakespeariani in bosino. La sfida di Giorgio Sassi

Scritto da 

di Carla Tocchetti

Davvero coraggioso questo Giorgio Sassi: i suoi “I sunett di Guglielmo Scèspir” tradotti nella lengua da Varès hanno vinto la sfida di far vivere l’idioma locale al di fuori della letteratura mielosa e di costume. Lo dice in prefazione anche l’autorevole prof. Gaspari direttore del CLS il centro universitario degli Studi per la Storia Locale dell’Insubria, parlando dello scrittore azzatese al suo terzo libro in vernacolo. Una sfida al limite delle possibilità tecniche: l’inglese cinquecentesco del più grande autore di tutti i tempi è ostico persino ai cultori della letteratura nordeuropea: parole ricercate, stupefacenti neologismi, assonanze raffinatissime, stupendamente inframmezzate da un uso sapiente e divertito delle figure retoriche … e nel caso dei Sonetti anche la complicazione di una precisa e preziosa struttura metrica. Tradurre tutto questo in Lengua da Varès, senza farsi fuorviare dal tramite dell’italiano, presuppone sensibilità e competenze ben precise, che Giorgio Sassi mette in campo con sicurezza.

Anzi “ul Giorgio” sottolinea, con una punta di orgoglio ma a ragione, che “Ungaretti nel tradurre i Sonetti in italiano non aveva rispettato la rima, io sì”, e aggiungiamo noi, senza perdere nulla della qualità e del rigore della traduzione. Oltre alla bravura del traduttore, l’impresa dei Sunett è stata resa possibile dalla riconosciuta versatilità del nostro idioma locale, che offre un caleidoscopio di sfumature e significati che sono particolarmente adatti all’espressione letteraria. La pubblicazione dei due testi a fronte permette di cogliere sinotticamente la corrispondenza di musicalità e significati nelle due diversissime lingue, di cui si percepiscono pari doti di affinità e bellezza, oltrepassando le epoche e i confini geografici.

Del resto prendere i celeberrimi Sonetti di Shakespeare e farne una versione in lengua de Varès ha analoga dignità rispetto all’operazione fatta dal Carlo Porta nel tradurre l’Inferno dantesco in milanese. Fu con l’enorme successo di quella ardita iniziativa, che l’intellighenzia lombarda dei primi dell’800, decise di sdoganare il milanese dall’attribuzione di vernacolo contadino, riconoscendolo a pieno titolo come lingua colta e dando valore alla poetica in rima di cui è da sempre tradizionale espressione.

Un capitolo importante riguarda i segni fonetici che accompagnano la lettura, che sono stati oggetto di studio da parte di Giorgio Sassi in collaborazione con il bellinzonese Andrea Fazioli di Scuola Yanez, autore della introduzione ai Sunett. Forte della convinzione che il dialetto può essere imparato, e quindi trasmesso in eredità, soprattutto attraverso i suoni, per Giorgio Sassi è fondamentale scrivere con una modalità che favorisca la lettura ad alta voce. Grazie a questa intuizione, Giorgio ha sviluppato una sua personale efficacissima fonetica, che rispecchia le intonazioni e gli accenti dell’ampia zona che va da Milano a Varese al vicino Ticino: consente anche a chi non “ha nelle orecchie” il dialetto, di avvicinarsi alla sua comprensione. Il possibile confronto con gli appassionati del genere e la diffusione del libro sul territorio, stanno particolarmente a cuore all’autore, che si è impegnato personalmente per far arrivare i Sunett anche nelle edicole di Buguggiate, Azzate, Daverio, Bodio Lomnago, oltre che alla Libreria dei Ragazzi a Mendrisio e alla Libreria del Corso a Varese. In alternativa è possibile richiedere una spedizione postale a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

 

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