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Arte e creatività

Arte e creatività (59)

Il quadro riprodotto in alto, intitolato “La facciata del Teatro alla Scala” (1852), dipinto dal vedutista lombardo Angelo Inganni, mostra il Teatro della Scala quando non era ancora stata aperta la omonima piazza antistante. E' un documento interessante della vivace vita di relazione che animava la città lombarda nell'Ottocento. Giuseppe Verdi, aveva esordito alla Scala con la sua prima opera Oberto Conte di San Bonifacio il 17 novembre 1839. Il 9 marzo 1842 il Nabucco, simbolo dello spirito patriottico ed eroico del Risorgimento italiano, riscuote un successo strepitoso. L'operoso dinamismo culturale della borghesia lombarda - ben evidenziato dall'opera di Manzoni e dagli ideologi del Conciliatore - si esprime anche nel vedutismo dell'Inganni, che pure fu al servizio del Maresciallo Radetzky, e celebrò il suo successo con importanti commissioni reali e attraverso la multiforme produzione per le collezioni di nobili e benestanti lombardi. C'è parecchia attenzione ai popolo minuto (gli ottentotti di…
di Cesare Angelini* Sul Mondo del 5 gennaio 1960, correndo il decimo anniversario della morte di Carlo Linati, Arnaldo Bocelli (un critico che in un cinquantennio di intelligente lavoro ha offerto ai colleghi molti spunti e idee), gli dedicava un articolo intitolato non senza qualche amarezza: Uno scrittore dimenticato. La sua amarezza era anche nostra, nel vedere com’era bastato così poco tempo per dimenticare uno scrittore che aveva pure avuto un suo posto onorevole nella nostra letteratura tra gli anni 10 e i 30, e le sue pagine, frugali e stilisticamente sostanziose, avevano trovato sede in riviste i cui sollecitatori erano ora un Pancrazi e ora un De Robertis.
La città che sale è un importante dipinto a olio su tela (199,3 X 301 cm) realizzato a cavallo tra il 1910 ed il 1911 da Umberto Boccioni. Un’opera che contraddistingue il periodo più fertile della sua attività artistica, quello vissuto a Milano a stretto contatto con il meglio del mondo dell’arte di allora, a cominciare dai futuristi. Nel 1912 il quadro fu acquistato dal musicista Ferruccio Busoni nel corso della mostra d'opere futuriste itinerante in Europa. È oggi esposto al Museum of Modern Art di New York. Boccioni per dipingere quest' opera prende spunto dalla vista di Milano che si vedeva dal balcone della casa dove abitava.
Tra gli artisti lombardi che meritano di essere ricordati, un posto di rilievo è sicuramente destinato a Federica Galli, esponente di spicco dell’arte incisoria italiana, un vero talento. Di lei me ne parlavano spesso i miei genitori che la conoscevano benissimo e la frequentavano, ogni tanto compariva in casa una sua incisione, poi finalmente la incontrai a Busto Arsizio nella galleria di Luisella Alloni Sottrici, altra cara amica di famiglia che divideva con noi passioni artistiche e tanta amicizia. Ricordo bene quel periodo, fine anni 80, inizio 90, denso di attività e mostre, con la presenza assidua, tra gli altri, di Giovanni Testori, ma anche di tanti artisti, collezionisti, curiosi che a turno affollavano serate, cene, mostre. Federica Galli nasce a Soresina – un paese alle porte di Cremona - nel 1932. Nell’immediato dopoguerra, 1946, convince i genitori a iscriversi al liceo artistico a Milano e nel 1950 all’Accademia delle…
da Milano da Vedere* Milano, nell'immaginario collettivo, è rappresentata da numerosi riferimenti che ormai la identificano universalmente, come il Duomo, i Navigli, il Castello Sforzesco e tutte le altre attrazioni che ogni giorno sono meta di migliaia di turisti in visita. Esiste, però, una Milano molto particolare, anzi unica: quella che ogni Milanese può vedere dalla finestra della propria abitazione, del proprio ufficio, della propria scuola. Luoghi dove le persone stazionano per numerose ore ogni giorno e che hanno come scenografia il panorama visibile dalle relative finestre. Sono paesaggi che hanno la capacità di condizionare l'umore, di sprigionare la fantasia, di ricordare eventi o semplicemente catturare l'attenzione per un qualcosa che si sta svolgendo, ma, soprattutto, rappresentano la Milano che conosciamo nei minimi dettagli e che ogni giorno inconsciamente monitoriamo.  L'idea ha una sua vocazione artistica, anticipata già nel titolo, con l'utilizzo delle parole, in apparenza simili, guardo e vedo.
di Cristina Battocletti* («Die andere Heimat» di Edgar Reitz verrà proiettato stasera domenica 13 aprile alle 18,30 al Teatro Kursaal di Locarno e martedì 15 a Bellinzona nell'ambito della manifestazione «L'immagine e la parola», che assieme a «Eventi letterari Monte Verità» e «Youtopia» fanno parte della rassegna «Primavera Locarnese», fino al 16 aprile nel cantone della Svizzera italiana. Edgar Reitz incontrerà il pubblico domani alle ore 15,30 all'auditorium di "Ascona Monte Verità" e terrà un workshop martedì 15 sempre ad Ascona. pardolive.ch/it/Immagine-e-la-parola – N.d.r.) Il paese è sempre Schabbach, nell'Hunsrück, la regione dove Edgar Reitz nacque nel 1932. La famiglia è ancora la protagonista della trilogia di Heimat, i Simon, attraverso cui il portavoce del "Nuovo cinema tedesco" ha raccontato la storia del suo Paese, dalle macerie della prima guerra mondiale agli anni 2000.
Forse non tutti sanno che....la storia di Milano, dell'Architettura Lombarda, del restauro architettonico e monumentale è la storia del grande architetto Luca Beltrami. Non solo architetto, ma anche storico dell'arte, incisore, museologo e collezionista attento al linguaggio della fotografia, oltre che uomo politico, giornalista e saggista. Aiutandoci con l'Enciclopedia Treccani, vediamo perché Luca Beltrami (Milano 1854 - Roma 1933) ricoprì un ruolo di grande rilievo nell'Italia, ma soprattutto nella Lombardia dei decenni a cavallo dei due secoli. Egli studiò al Politecnico di Milano, dove conobbe L. Conconi che lo indusse alle prime esperienze nell'acquaforte lombarda, allo studio dell'architettura e, già allora introdotto nel gruppo della Scapigliatura, frequentò contemporaneamente al Politecnico l'Accademia di belle arti. 
di Luca Frigerio* Una piccola folla di curiosi si raduna lassù, alla fine della prima rampa del Sacro Monte di Varese. I più osservano in silenzio, qualcuno commenta a bassa voce, altri scattano delle foto, per ricordo: ne vale la pena. È più di un mese che va avanti così, e il pittore si è ormai abituato. Non è infastidito, anzi, gli piace questa quotidiana attenzione al suo lavoro che va realizzandosi giorno dopo giorno. Lui che, fino a quel momento, ha sempre prediletto dipingere nella quiete e nella solitudine del suo studio. Lui che è consapevole, in quell’autunno del 1983, alle soglie dei 70 anni, di essere considerato fra i più importanti artisti italiani del nostro tempo. Lui che si chiama Renato Guttuso.
di Piero Chiara Pubblichiamo un breve racconto di Piero Chiara a lungo rimasto inedito «Il Nobil Uomo Batosti» uscito pochi anni fa in occasione di una finale di un Premio Chiara in tiratura limitata per l' editore Francesco Nastro con la cura di Federico Roncoroni. In questo racconto rivivono le atmosfere della provincia lombarda dove con crudezza viene svelata una bugia. Ecco il racconto: Il figlio di un commerciante della nostra città, titolare di un' azienda vinicola, quindi di quelli che vengono definiti «all' ingrosso» per distinguerli dai bottegai e dai titolari di modesti magazzini di vendita «al minuto», sprezzando il detto «moglie e buoi dei paesi tuoi» era andato, prima di subentrare al padre nell' azienda, a fidanzarsi in Toscana. Accasato che fu, prese a dirigere la sua azienda con grande energia, diventando in breve così facoltoso da vergognarsi di suo padre e del suo commercio, quasi che il…

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