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Storia economica in Insubria: la Necchi di Pavia

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Raccontiamo e ricordiamo la storia di una gloriosa industria del territorio pavese: la Necchi. L’attività industriale della Necchi ebbe inizio con Ambrogio Necchi che intraprese e continuò il mestiere di fonditore ereditato dal padre e dal nonno.

Infatti, nel 1835, inizia l’attività industriale con la produzione delle prime fusioni in ghisa comune. Alla fine del 1880 Ambrogio Necchi prese in mano la fabbrica di famiglia nel centro di Pavia che dava lavoro a 170 operai e che costruiva pezzi di ricambio in ghisa per macchinari.

Nel 1903 la Società in Accomandita Ambrogio Necchi costruisce una nuova fonderia. Divenuta in seguito Necchi e Campiglio viene a coprire un'area di 80.000 m² e un organico di 1.000 operai, finché si decide di trasferire la fonderia, la più importante della città, da Corso Cairoli 3 in una nuova sede collocata nell’area tra il Navigliaccio e lo scalo-merci.

Nel 1919 Vittorio Necchi, figlio di Ambrogio, tornato dal fronte della prima guerra mondiale, e rimasto orfano di padre, si ritrovò sulle spalle la gestione dell'attività di famiglia. Inizialmente non aveva inclinazione per la meccanica ma era interessato soltanto agli studi classici, alla fotografia e all'allevamento di animali. Dalla insistente richiesta di sua moglie per l'acquisto di una macchina per cucire gli venne l'idea di fabbricare una macchina per uso domestico utilizzando in parte la ghisa che producevano le fonderie di famiglia.

La nascita della prima macchina per cucire italiana significava mettersi in competizione con macchine di rinomati marchi tedeschi, americani e russi. Vittorio Necchi aprì così un piccolo stabilimento alla Torrettina, sulla via Vigentina con una quarantina di operai, dove prendendo spunto dalle macchine della concorrenza creò il modello "BD". I primi esemplari erano azionati a mano: attraverso una manovella applicata al volano, con la mano destra si produceva il movimento dell'ago, della spoletta e l'avanzamento per trascinamento del tessuto, mentre con la mano sinistra si controllava la sua posizione e l'indirizzamento.

Dopo qualche anno, superata l'iniziale diffidenza dei consumatori per il prodotto nazionale e offrendo un elevato rapporto qualità/prezzo si riscontrarono i primi risultati incoraggianti, tanto che nel 1924 la fabbrica si spostò nel nuovo sito di Piazza D'armi dove incrementò sensibilmente la produzione.

Ma il boom venne nel 1932, quando fu messa a punto la prima macchina per cucire per uso domestico con cucitura "zig-zag", la "BU", che permetteva di eseguire senza accessori migliaia di motivi ornamentali e di punti diversi, di rammendare, di attaccare bottoni e di fare asole.

La NECCHI divenne la macchina per cucire più imitata e ricercata in tutto il mondo. Dopo la seconda Guerra Mondiale, Necchi diventò la più grande fabbrica di macchine per cucire d'Italia: in grado di produrre più di 1.000 macchine al giorno, con 4.500 dipendenti, 10.000 negozi di vendita ed un marchio conosciuto in tutto il mondo.

Negli anni '50 NECCHI creò la "SUPERNOVA" che venne premiata con il "Compasso d'Oro". In questi anni le macchine per cucire si arricchirono di molteplici funzioni: questo modello infatti era un perfetto laboratorio automatico grazie alle memorie meccaniche che guidano l'esecuzione dei ricami.

Nel 1956 la capostipite della serie "MIRELLA" un capolavoro di funzionalità e di estetica, vinse il "Compasso d'Oro" e il "Gran Premio" della XI Triennale di Milano e ottenne il massimo riconoscimento nel campo del design industriale entrando a far parte della mostra permanente del MOMA, Museum of Modern Art di New York. In questo modello si poteva apprezzare l'ampia base di lavoro integrata nel corpo macchina.

Negli anni successivi le macchine per cucire cominciarono a funzionare tramite pedale: dapprima la movimentazione si otteneva con l'oscillazione di un pedale, posto sotto il tavolino in cui era inserita la macchina e che, collegato ad una cinghia, produceva il movimento; entrambe le mani rimanevano libere e quindi disponibili per l'indirizzamento del tessuto. Negli anni '70 vennero progettate e costruite le prime macchina per cucire con pedale elettrico.

Negli anni '80 si aggiunsero altri modelli dal design avveniristico come la "LOGICA" con pannello comandi elettronico, progettata nel 1983 da Giorgetto Giugiaro.

Nel 1985 la Necchi viene quotata alla Borsa Valori di Milano. Si amplia l’attività industriale con l’acquisizione della Fonderia Corni di Modena. La fine degli anni ’80 segna un lento ma inarrestabile declino dell’azienda. Le cause sono molteplici, ma sicuramente la più pesante è l’arrivo dell’Estremo Oriente giapponese che, dopo attenta osservazione della tecnologia occidentale, pone sul mercato prodotti di competitiva funzionalità e con prezzi decisamente inferiori. Durante gli anni ’90 l’azienda riduce progressivamente l’attività sino ad arrivare alla totale chiusura di tutto il complesso industriale.

Necchi macchine per cucire S.r.l è stata acquisita nel 2006 da Alpian Italia Spa che nel 2010 ha realizzato una nuova unità logistica a Stradella (PV). Nel 2011 l'azienda ha cambiato la denominazione sociale in Necchi Spa mantenendo la nuova sede di Stradella oltre alla sede direzionale situata ad Ariccia (Roma).

(Giovanni Battaglia)

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